Per te…

da | Dic 10, 2021 | ARTICOLI | 0 Commenti

“Se la nostra lingua dovesse morire…non sarà perchè la sua morte è inevitabile, ma perché vi saranno mancati la previdenza e il coraggio di farla vivere”.

Queste parole, scritte nel libro “Ali Tagliate” per ricordare Agostina Piccoli, sono del primo presidente e del fondatore dell’Ufficio Europeo per le lingue meno diffuse. Ci fanno comprendere, anche a noi che parliamo na-našo o na-našu, qual è la nostra missione e, più di tutto, possono essere considerate come il manifesto del lavoro portato avanti, anno dopo anno, da Antonio Sammartino, che ci ha lasciati il 21 novembre di quest’anno.

Antonio ha lavorato per la sua intera vita per la nostra lingua e per la nostra minoranza, ha portato avanti quello che aveva iniziato la sua cara defunta moglie Agostina.  È grazie a lui se oggi abbiamo un “Vocabolario na-našo/italiano”, se abbiamo una “Grammatica na-našo”, se abbiamo poeti che scrivono nella nostra lingua ed una raccolta di poesie dal titolo (“S našimi riči – Con le nostre parole”); lui ha fatto diventare Montemitro il “Paese delle poesie” ed ha scritto libri sulla cucina (“Kako biše slako – Com’era buono”, prima edizione, “Kuhamo na-našo – Cuciniamo alla nostra”, seconda edizione), sulle piante (“Kako se zove – Come si chiama”), sui lavori che vengono svolti in campagna (“Sime do simena – Il seme dei semi”), sui nostri cognomi (“Korijeni – Radici”) ed altre pubblicazioni ancora. Ha organizzato convegni, mostre, concerti, teatri…

Ha fatto in modo che venisse nel nostro paese tantissima gente “dall’altra parte del mare” e, come è successo recentemente, anche da tutta Europa, per partecipare all’ incontro del FUEN.

Per tutto questo è stato Console onorario per la Repubblica di Croazia in Italia dal 2004 al 2012. Si può dire che abbia vissuto per salvaguardare, per valorizzare e per far conoscere e diventare più viva la nostra lingua, il na-našo/u.

foto da: “Riča Živa”

Ma questo è facile da raccontare, sono tutte cose vere, sono cose che si sanno…e nessuno può dire che non sia stato così.

Quello che, invece, per noi, è difficile da raccontare, quello per cui non abbiamo parole e che non sappiamo come dire, è spiegare cosa Antonio è stato per noi: il 21 di novembre abbiamo perso un padre, uno zio, un fratello, un amico con la A maiuscola.

Come facciamo a dire che se lui non ci fosse stato, non ci saremmo stati neanche noi? Che se lui non avesse fatto, non avremmo fatto neanche noi? Come facciamo a dire che quello che siamo è soprattutto grazie a lui?

Da quel giorno, la mente è andata ovunque e si è pensato a cosa e a come fare ora che lui non ci sarebbe più stato. Abbiamo pensato se fosse doveroso raccontare questa cosa qui su “Čujemo Se” ed abbiamo pensato che forse no, forse era una cosa troppo grande per noi, forse sarebbe stato meglio fermarci, aspettare un po’ di tempo e poi ripartire.

Ma poi, abbiamo pensato che non poteva andare così, questo è il nostro “lavoro”, dobbiamo parlare di tutto, anche delle cose brutte, anche se attualmente non abbiamo parole… lui ce ne ha lasciate tante e sicuramente avremmo trovato quelle giuste per raccontare una tragedia del genere.

Noi ci porteremo dentro per sempre quello che abbiamo fatto insieme, quello che ci ha insegnato, quello che ci ha detto, anche i rimproveri che abbiamo ricevuto, tutto questo lo porteremo per sempre dentro al nostro cuore.

…e quando ti penseremo, sicuramente rideremo e come rideremo! Rideremo quando ci ricorderemo della prima volta che siamo andati a Vienna con il treno e tu, per fumare una sigaretta, non sei riuscito a risalire ed il treno è partito senza di te. Rideremo quando mangeremo un panino con il leberkäse, perché ci ricorderemo quando ne avevi ordinato uno a Vienna e per far capire al ragazzo che lavorava lì che doveva incartarlo gli hai detto na-našo zaburitaj e lui lo fece, senza aver capito il significato. Rideremo quando ripenseremo alle tue urla alle 7 di mattina a Zara per farci svegliare, dopo che eravamo stati l’intera notte in giro a fare festa.

E ci ricorderemo per sempre quando abbiamo cantato per l’ultima volta “Kako je lipo hoditi”, così come la cantava quella signora in quel vecchio documentario in bianco e nero: quella è stata l’ultima cosa che abbiamo fatto insieme.

Com’è stata bella questa strada insieme a te, com’è stato bello camminare insieme a te.

Ora, possiamo solo dirti che tutto ciò che tu ci hai dato, noi lo daremo agli altri, ti possiamo solo dire che proteggeremo la nostra lingua come l’hai protetta tu, che la nostra parola sarà per sempre: Parola Viva.

E che puoi stare tranquillo, non devi preoccuparti: Francesca è qui con noi!

Grazie di tutto!

I tuoi ragazzi

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